Un campo scout
(della BSA - Boy Scout of America)
raccontato dal di dentro.
Una cinica rappresentazione della distanza tra i valori dichiarati e quelli realmente veicolati dallo scoutismo made in USA.
La mancanza di educatori coerenti ed efficaci di fronte ad una gioventù che raccoglie i propri modelli di comportamento in contesti diversi, in modo superficiale, senza riuscire a sviluppare il proprio senso critico, lo strumento per analizzare e comprendere la realtà che li circonda in modo unitario e razionale, in altre parole utile a loro stessi.
Dei giovani senza una vera guida e degli educatori che, nel migliore dei casi, hanno perso di vista l'obiettivo. Nel peggiore stanno scientemente accompagnando i loro ragazzi verso la chiusura all'altro, all'intolleranza e al fanatismo morale, perbenista e ipocrita.
Perciò non "coscientemente disciplinati" ma guidati da una specie di "Mein Kampf" in salsa trapper...
Anche l'enfatizzazione della tecnica e dei formalismi, pure utili se usati all'interno di un progetto educativo che punti allo sviluppo del singolo in armonia con gli altri, si risolve in semplice competizione. Una checklist di cose fatte e di cose da fare per raggiungere un brevetto o una qualifica, che non tiene conto della persona nel suo complesso ma esclusivamente delle sue abilità nel superare test formali. L'impostazione paramilitare è qui evidente e si scontra con il pensiero dello stesso B.-P. che desiderava tirar fuori il meglio da ogni ragazzo, anche il più sbandato.
C'è di che riflettere perché, anche se il racconto è contestualizzato e la situazione è estremamente diversa in Italia, molte delle idiosincrasie mostrate in queste tavole graffianti, sono rilevabili anche nei nostri gruppi e nelle nostre sezioni.
Da leggere con cautela!
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