sabato 18 dicembre 2010

Quando Corvo rubò la Luce



Un racconto degli Tsimshian, dei nativi americani stanziali tra la Columbia Britannica (Canada) e l'Alaska (USA), narra di quando Corvo rubò la luce per restituirla al mondo.


Un vecchio capo degli uomini aveva rubato le più importanti luci del mondo: il Sole, la Luna e le Stelle e le aveva messe in tre sacchi neri che venivano aperti solo per il suo piacere. Corvo, tuttavia, si era stufato di volarsene in giro al buio e decise di riportare la luce nel mondo. Si trasformò in una foglia tra quelle che volteggiavano nel vento sopra al tepee e entravano, a volte, giù per il buco per il fumo. La figlia del Capo stava bevendo e non si accorse della foglia che era caduta nella sua ciotola, così la inghiottì. La ragazza rimase incinta e, al tempo giusto, partorì un bambino dai capelli corvini e dagli occhi scuri ed ardenti. Naturalmente fu chiamato "Bambino Corvo".


Bambino Corvo era molto capriccioso e quando si annoiava gridava e strepitava, sembrava che gracchiasse. Il Capo, come ogni nonno un po' rimbambito, odiava quei rumori e quei pianti così ordinò che dessero al bambino quello che voleva. Perciò Bambino Corvo si trovò in mano il sacco con dentro le Stelle. Cominciò a giocare e faceva rimbalzare quelle palline di luce per tutto il tepee fino a quando un giorno, come per sbaglio, rimbalzarono tutte fuori dal buco per il fumo, tornando a fornire un  po' di luce al mondo. Il Capo fu molto contrariato, ma ancora più arrabbiato era Bambino Corvo che, avendo perso le stelle ricominciò a piangere e strepitare. Ancora una volta il Capo ordinò che dessero al bambino quello che voleva, così Bambino Corvo ottenne il sacco con la Luna. Felice iniziò a giocare con quella palla di luce bianca, con grande entusiasmo e bravura finì per farla saltare fuori dal tepee dal buco del fumo. La Luna tornò allora al suo posto in mezzo alle stelle e la notte non fu più così buia. Per questo il Capo si arrabbiò molto. Ma, anche stavolta, più arrabbiato era Bambino Corvo che aveva perso il suo meraviglioso giocattolo. I pianti e gli strepiti erano strazianti e il  Capo non riusciva più a sopportare e si strappava i capelli, così ordinò che gli dessero quello che voleva. La gente del tepee non ne poteva più di Bambino Corvo e, temendo l'ira del Capo se avesse perso anche il Sole, tentò di farlo giocare con le cose più disparate, ma Bambino Corvo piangeva e indicava l'ultimo sacco scuro in fondo al tepee. Alla fine furono costretti a cedere ma si raccomandarono di non perdere anche questa luce, che il Capo ci teneva molto, era uno dei suoi più grandi tesori. Quando diedero il Sole a Bambino Corvo, però, questo non si mise a giocare, si trasformò in Corvo e, preso nel becco il sacco con il Sole se ne volò fuori dal buco per il fumo. Liberato il laccio la luce si diffuse per il mondo, mettendo fine a quella notte perpetua. 


Le parole che, accecato dall'ira, il Capo quella volta pronunciò non ci sono state tramandate, si sa solo che nel dialetto Tsimshian sono considerate piuttosto sconvenienti.

Il Corvo libera il Sole




Una seconda versione del mito
Molti anni fa, quando gli uccelli ancora non cantavano tra gli alberi, i pesci non nuotavano ancora nell'acqua e gli animali non camminavano sulla terra, prima che la grande acqua coprisse tutto e poi si ritirasse, la terra era avvolta nel buio.  Una coperta di inchiostro avvolgeva il mondo e rendeva molto difficile cacciare o pescare o raccogliere le bacche da mangiare, insomma era un posto molto scomodo.


Un vecchio viveva lungo le rive di fiume con la propria figlia, la quale probabilmente era molto bella, come una betulla che ondeggia nel vento -- o forse no, era brutta come una lumaca di fiume: che importava questo al vecchio, tutto era buio ed egli non l'aveva mai veduta. Il motivo per cui il mondo era buio aveva naturalmente a che fare con il vecchio (altrimenti perché l'avremmo tirato in ballo in questa storia?). Egli  possedeva una scatola che a sua volta conteneva un'altra scatola la quale ne conteneva un'altra ancora e così via. Nell'ultimo e più piccolo contenitore era racchiusa tutta la luce dell'universo. Egli conservava la luce come un tesoro e la voleva tutta per sé. 


L'astuto Corvo esisteva già a quel tempo, anche perché, come sapete, Corvo è sempre esistito ed esisterà sempre. Egli non era troppo contento della situazione del mondo, in quel buio continuava a sbattere contro ogni ostacolo e gli faceva male il becco. Inoltre, ghiotto com'è, non riusciva a procurarsi cibo a sufficienza e questo lo rendeva molto nervoso. Voi sapete che è nella natura di Corvo di interferire e di cambiare le cose. Ebbene, quando un giorno incappò nella capanna del vecchio e lo sentì borbottare a proposito delle sue scatole, decise immediatamente di rubare la luce, e cos'altro avrebbe dovuto fare, secondo voi? Prima, però doveva trovare il modo di entrare nella capanna. Girava intorno alla capanna ma non trovava la porta, tenete sempre presente che era buio e non vedeva la ragazza uscire dal buco per il fumo, la sentiva solo quando già si era avviata verso il fiume. Ogni giorno, infatti, la ragazza andava  a prendere l'acqua. Corvo che -- lo sapete -- è esperto in trucchi magici, decise di trasformarsi in un minuscolo ago d'abete e si gettò nel secchio della ragazza. Lavorando ancora un po' con i suoi trucchi, fece venire sete alla ragazza e, mentre questa beveva, le scivolò giù per la gola. Una volta che fu nelle viscere calde cambiò di nuovo, questa volta trasformandosi in un piccolo essere umano, quindi si prese un sonnellino molto lungo. La ragazza non sapeva cosa stava accadendo, non si era accorta di niente e quindi non disse nulla a suo padre. 


Un giorno, però, Corvo emerse dalla ragazza sotto forma di un piccolo bimbo. Se qualcuno avesse potuto vederlo al buio si sarebbe accorto che era un bimbo ben strano, con un lungo naso a forma di becco, qualche piuma qua e là e gli inconfondibili occhi lucenti di Corvo.
Sia il padre che la figlia furono felici del nuovo arrivato e cantarono e suonarono con lui per ore e ore. Il Corvo, nelle vesti di bambino, iniziò ad esplorare il suo nuovo ambiente, che c'è di male, lo fanno tutti i bambini. Lui tuttavia cercava le scatole della luce. Ben presto si accorse che la luce poteva essere solo nella grande scatola nell'angolo.  Come un bimbo curioso cercava di aprire la scatola, ma il nonno lo rimproverava aspramente. Allora iniziava con  un pianto e acuto e starnazzante, così forte che il nonno non aveva mai sentito nulla del genere. Come i nonni hanno fatto fin dall'inizio del tempo, alla fine cedette e diede al bambino la scatola più grande con cui giocare. Questo portò la pace in casa solo per breve tempo. Non passò molto tempo, infatti,  che il bambino iniziò ancora a fare i capricci e a ricevere una nuova scatola, e ancora e ancora fino a che ne era rimasta una sola. Dopo molte moine e pianti e strepiti, il vecchio si decise finalmente di far giocare il nipote con la luce, "solo per un attimo, però". 


Come egli lanciò la palla di luce al bambino questi si trasformò in Corvo e, prendendo la luce nel becco, se ne volò attraverso il buco per il fumo su nel cielo. Il mondo cambiò improvvisamente e per sempre. Sulle montagne si vide un cielo luminoso e fantastici riflessi iniziarono a ballare sui fiumi e sugli oceani. Lontano, Aquila (che anche lui è sempre esistito)  fu risvegliato e si lanciò verso il cielo - il suo obiettivo ormai chiaramente in vista. Il Corvo era così coinvolto in tutte le nuove emozioni che il mondo gli offriva che rischiò di non vedere Aquila piombare su di lui.  Deviando bruscamente per sfuggire agli artigli affilati di Aquila, lasciò cadere poco meno di metà della luce. Questa cadde a terra in un tintinnio festoso frantumandosi sulle rocce in tanti piccoli pezzi che rimbalzarono nuovamente in cielo. È così che sono nate le stelle. Mentre da un pezzo più grande è nata la Luna. Aquila inseguì Corvo fin oltre l'orlo del mondo e a questo punto, esausto per il lungo inseguimento, Corvo lasciò andare la luce che gli era rimasta. Galleggiando elegantemente  al di sopra delle nuvole, il Sole, come oggi sappiamo, giunse sulle montagne da est. 


I primi raggi di sole del mattino portarono la luce attraverso il buco per il fumo della casa sul fiume. Il vecchio stava ancora piangendo per il dolore causato dalla grande perdita quando, alzato lo sguardo, vide sua figlia per la prima volta. Era molto bella e sorridente, e il vecchio iniziò a sentirsi meglio.








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